Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno. - Martin Luther King
Per quanto infiniti possono essere gli oggetti o le situazioni che ci troviamo ad affrontare nella vita di tutti i giorni nessuno è dispensato dal sperimentare la paura. La paura in quanto emozione primaria ha lo scopo adattivo di permettere la sopravvivenza di un individuo davanti a pericoli imminenti. Nel meccanismo istintivo della sopravvivenza è infatti prevista la percezione innata di alcuni pericoli che innescano la paura e che si cercano di evitare. Se, infatti, ci troviamo davanti ad uno stimolo considerato come minaccioso o di sofferenza la persona quasi prontamente mette in atto un comportamento solitamente di attacco o di fuga.
Ma quando la paura diventa un problema e crea un forte disagio all’individuo?
Vi sono infatti situazioni nelle quali si attiva la paura davanti a uno stimolo che di fatto non è associato ad un pericolo di vita ma associato ad un timore o una preoccupazione. Se manca questa associazione tra pericolo reale e la messa in atto di modalità per fronteggiarlo ci troviamo nella situazione in cui la paura invade il mondo della persona, ne consegue che la persona cerca in tutti i modo di evitare di provare questa emozione, in quanto sperimenta un forte malessere. La paura può essere vissuta essa stessa come un danno, come un segnale che rigenera in sé una nuova paura, e allora la paura finisce per fare paura e immobilizzare o confondere.
La paura in questo caso (sebbene apparentemente irrazionale) rende incapaci di una qualsiasi azione e certamente anche di quelle utili a difendersi, in quanto nei casi estremi, come nel disturbo d’ansia generalizzato, la persona può anche non essere in grado di identificare un particolare pericolo che giustifichi la continua presenza dell’emozione negativa. Un altro caso particolare sono gli attacchi di panico in cui molto spesso la persona non riesce a capire che cosa scateni delle reazioni così intense e problematiche.
Attacchi di panico
Il termine “panico” nasce dalla mitologia greca in cui si narra del dio Pan, metà uomo e metà caprone, divinità dei boschi e della natura, che spaventava i viandanti e i pastori comparendo all’improvviso sul loro cammino e scomparendo poi velocemente, lasciando le proprie vittime sorprese, sbigottite e disorientate, nell’incapacità di spiegarsi quanto fosse accaduto.
Nella mitologia greca, il dio Pan si aggirava nei boschi, arrivava all’improvviso cambiando continuamente aspetto e inseguendo e mettendo paura alle linfe. Era difficile sottrarsi al suo incontro, anche perché imprevedibile, appariva repentinamente e altrettanto repentinamente se ne andava lasciando dietro di sé un senso di ansia e inquietudine per la paura che di nuovo tornerà senza sapere quando ma soprattutto perché. Se cerchiamo di collegare la figura del dio Pan con quello che accade durante un attacco di panico ci si rende conto che la dinamica sia uguale.
L’attacco di panico compare all’improvviso senza preavviso, per certi versi l’attacco di panico sembra un attacco del dio Pan. Un attacco di panico esplode all’improvviso con una paura travolgente che viene senza avvisaglie senza alcuna ragione apparente. È una sensazione di spavento non connessa a qualcosa di specifico. Diversi sono i segnali ansiosi che compaiono sia a livello psichico che somatico
Cosa fare?
Se proviamo a collegare la figura del dio Pan con quello che accade durante l’attacco di panico si ci rende conto di come nonostante si abbia la sensazione di morire o di impazzire, in realtà non succede nulla di tutto questo; si perde il controllo solo momentaneamente a causa della grande paura. Successivamente il panico sparisce e come le linfe del bosco, rimane quell’ansia e quell’inquietudine pensando che accadrà di nuovo senza preavviso, senza poterlo prevedere o fermarlo. L’attacco di panico sembra proprio un attacco del dio Pan, si cerca di non incontrarlo mai e si evitano tutte quelle situazioni che possono in qualche modo materializzarlo.
Dato che il dio Pan rappresenta la parte istintuale in tutte le sue forme, bisognerebbe chiedersi: a determinare questa paura non sono forse queste forze naturali che abbiamo dentro e cerchiamo di tenere a bada? Il controllare le proprie emozioni di certo non sempre si può rivelare utile in quanto prima o poi esse possono manifestarsi in modo irruento come nel caso dell’attacco di panico. È importante capire come sia possibile trovare le risorse in noi stessi per risolvere questo tipo di problemi, esistono molte soluzioni fra cui quelle farmacologiche che però rappresentano solamente delle stampelle ai quali si possiamo appoggiare per superare un primo momento di difficoltà ma che non rappresentano una vera e propria cura per l'origine del problema.
Credo che sia necessario riconoscere ed esprimere in maniera costruttiva le proprie emozioni, attraverso un percorso psicoterapico, e questo sarà la chiave di svolta per non essere attaccati da dio Pan in quanto si sentirà compreso e riconosciuto e non la comprensione del proprio stato emotivo si sentirà compreso nella sua vera natura e un suo attacco non farà più paura.
Dott.ssa Carmen Di Grazia
Psicologa e Psicoterapeuta Cesena
D.ssa Carmen Di Grazia Psicologa e Psicoterapeuta
Cesena
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